sabato 18 aprile 2009

Tipico sogno di Lorenzo Fabbri

Preparatevi ad entrare nella mia mente contorta, sto per descrivere un sogno che ho fatto stanotte.
Ovviamente non bisogna pretendere di capire cosa poteva significare, da che cosa è scaturito o cercarvi qualsiasi forma di razionalizzazione; d'altra parte i sogni sono prodotti della nostra mente che non hanno necessariamente un riscontro con la realtà, perciò quando si raccontano possono generare riflessioni, interpretazioni oppure semplicemente risate, come in questo caso.

Innanzitutto va detto che nel mondo in cui la mia fervida immaginazione mi ha proiettato, tutto era fatto di cartone, tranne ovviamente gli esseri umani. Fra tutta la popolazione mondiale venivano scelti degli individui in grado di rappresentare tutti gli altri in diversi campi dello scibile umano. Io venivo scelto perchè "eccelso in etimologia" così come era scritto nella lettera (di cartone) che mi era arrivata a casa (di cartone).
Tutte queste persone "eccelse" venivano perciò raccolte in una grande nave e portate su un isola. Una volta arrivati nell'isola il nostro compito era di raggiungere i punti di raccolta delle specializzazioni, nel mio caso (ci tengo a ribadirlo) l'etimologia.
Per arrivare in questi punti di raccolta dovevamo seguire delle indicazioni nascoste nel suolo, mimetizzate talvolta con le mattonelle, oppure scritte nei sassi. Io decisi di affrontare il viaggio insieme con un amico conosciuto nel tragitto in nave, un ragazzo di colore scelto per rappresentare l'umanità nel basket (ovviamente).
Dopo un pò di tempo siamo riusciti ad arrivare nei luoghi preposti all'accoglienza con qualche difficoltà, ci siamo salutati e ci siamo augurati di fare bella figura. Lui doveva scavalcare una rete metallica ed entrare in un playground, nel quale stavano giocando altri ragazzi, io invece avevo davanti a me un palazzo (di cartone) rialzato da terra di qualche metro e sorretto da piccole colonne. Per entrare nel palazzo si doveva salire una scalinata e passare da un antrone in stile romanico alquanto inquietante. Una volta arrivato dentro il palazzo venivo accolto da alcune persone vestite con toghe che si congratulavano con me e successivamente mi fornivano una toga e mi mostravano lo zoo del palazzo. Ogni animale viveva in dei contenitori simili a vasche e riversava in gravi condizioni (ovvio, vivevano nel cartone...). Tutto quello che mi ricordo è che ero ovviamente disperato e schockato nel vedere tutti questi animali che soffrivano, fino a che non urto contro un pezzo di cartone contenente pesci pagliaccio; uno di questi riesce a scappare e noto con sorpresa che era in grado di volare. Perciò chiedo se posso tenerlo con me, i signori mi rispondono di sì, la prossima cosa che mi ricordo è che decido di chiamarlo Nemus, e non Nemo, date le circostanze in cui mi trovavo.
Il continuo del sogno poteva essere a dir poco sensazionale ed esaltante, purtroppo però mia madre è entrata in camera gridando: "sono le due, la vuoi la pasta con le zucchineeeeee???".

Peccato.

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